Come è stato già detto, l’assistente alla comunicazione non possiede un’identità professionale sicura, forte e determinata e questo ha generato grandi difficoltà nel campo scolastico, mettendo a rischio i suoi ruoli ed i suoi compiti.
Molti assistenti hanno lamentato il fatto di non essere stati riconosciuti dalla scuola come professionisti. Ciò ha generato situazioni in cui vi è  stata una mancanza di collaborazione con le insegnanti curriculari, con il docente di sostegno; situazioni di conflitti di ruolo oppure l’assistente alla comunicazione percependo l’insegnante come incapace e/o insensibile nei confronti del bambino sordo, ha avuto la presunzione di pensare di poter sostituire la figura mancante. L’assistente ha sviluppato così un deliro di onnipotenza che lo porta a credere di poter svolgere due ruoli, quello mancante dell’insegnante e il proprio. In questo caso il bambino rischia di non aver più nessun punto di riferimento certo; l’assistente alla comunicazione viene meno a tutte le sue funzioni.
Altre situazioni che rendono ostacolante il lavoro delle assistenti sono: la mancanza di materiale specifico per i sordi perché non previsto dalla programmazione scolastica; il sentimento di frustrazione e rabbia per la vanificazione del lavoro scolastico, derivante dalla non collaborazione (noncuranza/trascuratezza) della famiglia; il blocco emotivo nel momento in cui è evidente che l’uso della LIS non è sufficiente a risolvere tutte le problematiche.
Occorre creare un’identità professionale che si basi su principi standardizzati, che fungano da guida per tutte le assistenti: segretezza, integrità, obiettività, discrezione, competenza, precisione.
Questa ristrettezza di principi ha lo scopo di proteggere gli interessi delle persone sorde, eliminando il rischio che gli assistenti approfittino della loro posizione, cadano in atteggiamenti paternalistici e caritatevoli.
Le situazioni che invece facilitano il lavoro dell’assistente alla comunicazione sono:

  • la conoscenza della cultura sorda, delle modalità visivo – gestuali adatte ai sordi e della LIS come risorsa comunicativa, con la consapevolezza della sua efficacia come lingua;
  • l’importanza della continuità nel periodo scolastico che incide fortemente nel costruire un vero e reale rapporto con il bambino;
  • l’instaurarsi di una relazione di fiducia e di un rapporto empatico tra assistente alla comunicazione e bambino;
  • la collaborazione fra l’insegnante, la famiglia e l’assistente alla comunicazione sordo;
  • la creazione e il mantenimento di una comunicazione dinamica con gli altri operatori che collaborano nell’intervento educativo;
  • la flessibilità dell’assistente alla comunicazione nei confronti dell’ambiente e del bambino;
  • il riconoscimento del ruolo dell’assistente alla comunicazione da parte di tutte le figure, che ruotano attorno al bambino;
  • la predisposizione di incontri tra i collaboratori (insegnanti, docente di sostegno, assistente alla comunicazione) prima dell’inizio della scuola per facilitare il lavoro.

È indubbio che siamo in una fase preparatoria in cui si stanno ponendo i primi passi che portano alla costruzione di una nuova risorsa umana. Occorre prima di tutto, affrontare i processi di informazione, di conoscenza, affinché diventino visibili ed attendibili i dati riguardanti l’essere sordo ed i suoi bisogni educativi speciali. Al fine di costruire un lessico della professione, vanno individuate le fondamentali competenze professionali che attengono alla sua funzione pubblica e sociale e che lo accreditano di una specifica ed autonoma professionalità.