“Vedo Alfredo e Bill scambiarsi dei segni, vedo che mio padre comprende Bill, dato che Bill parla. Ma quei segni non significano nulla per me, sono sorprendenti, rapidi, complicati. Il codice semplicistico che ho inventato con mia madre è a base di mimica e di qualche articolazione. E’ la prima volta che assisto ad uno spettacolo del genere. Guardo due uomini a bocca aperta. Mani, dita in movimento, il corpo pure, e l’espressione dei volti. E’ bello, è affascinante.
Chi è sordo? Chi è udente? Mistero. Poi mi dico: << Ma guarda, un udente che discute con le mani>>.
Alfredo Corrado è un bell’uomo, alto, di un’eleganza tutta italiana, i capelli nerissimi, un corpo snello. Il viso è un pò severo, ha i baffi. Bill ha i capelli un pò lunghi, radi, gli occhi azzurri, una “faccia giovale”. E’ un tipo rotondetto, simpatico. Sembrano avere entrambi la stessa età di mio padre.
E’ presente anche Jean Grémion, direttore e fondatore del centro sociale e culturale per sordi, che ci accoglie.
Alfredo si piazza di fronte a me e mi dice:
<<Sono sordo, come te, e mi esprimo a segni. E’ la mia lingua>>.
Io mimo:
<<Perchè non porti l’apparecchio acustico?>>.Sorride, è chiaro, per lui, che un sordo non ha bisogno dell’apparecchio. Mentre per me rappresenta un segno di riconoscimento.Alfredo, dunque, è sordo, non porta l’apparecchio e, come se non bastasse, è un adulto. Credo di averci messo un pò di tempo ad afferrare questa triplice stranezza.

La cosa che ho compreso immediatamente, invece, è che non ero sola al mondo. Una rivelazione sconvolgente. Roba da capogiro. Io, che mi credevo unica e destinata a morire da bambina, come se lo immaginano molti bambini sordi, ho scoperto di avere la possibilità di un futuro visto che Alfredo era adulto e sordo!

Quella logica crudele dura fintanto che i bambini sordi non hanno conosciuto un adulto sordo. Hanno bisogno di questa identificazione con l’adulto, un bisogno cruciale. Occorre convincere tutti i genitori di bimbi sordi a metterli in contatto al più presto possibile con adulti sordi, fin dalla nascita. E’ necessario che i due mondi si mescolino, quello del rumore e quello del silenzio. Lo sviluppo psicologico del bambino sordo avverrà più rapidamente e assai meglio. Si costruirà, libero dall’angosciante solitudine che deriva dalla convinzione di essere solo al mondo, senza un pensiero elaborato e senza un futuro.”

pp.60-61