“Tu ci guardi dolcissimo, come sei sempre stato e come sei oggi.
Il secondo incontro è con un medico che mi viene segnalato per l’approccio particolare a problemi sensoriali infantili. Ti prescrive infatti polvere di orecchie di suino e non sta scherzando.
Il terzo appuntamento è con la mamma di una bimba sorda. Psicologa e ricercatrice, si occupa di sviluppo linguistico e comunicazione. Ti osserva a lungo, interagisce con te, ascolta la tua voce e giura che l’ipoacusia non può essere molto grave.
Proviamo a valutarla ancora, questa volta in un ospedale di Ginevra.
Non risulta profonda come mostrava di ritenere il professore italiano smanioso di operarti. Il deficit uditivo è compensabile con apparecchi e l’impianto cocleare, nel tuo caso, assolutamente sconsigliato.
Non è vero che hai vissuto nel silenzio totale né che devo sottoporti a stimolazione indiscriminata di suoni e rumori, perché aggraverei la tua situazione.
Questo vuol dire, Andrea, che credendo di aiutarti ti ho fatto del male.
Non subirai più la violenza del frastuono.
I primi giorni gettavi a terra i tuoi apparecchi, ma il professore aveva giurato che non sentivi quasi nulla, non potevi provare dolore e avresti solo dovuto abituarti.
Ora comprendo perché avevi smesso di voltarti ai richiami e restavi fermo, con il respiro sospeso, a guardare lontano.
Il mio cuore lo sapeva già.
Non ascoltare è stata e sarà per molto tempo la tua difesa: di fronte ad audiologici accigliati, logopediste affrante, parenti sbigottiti, ti comporterai come se non sentissi nulla, rivelando le tue possibilità solo in rari e tranquilli momenti.
Il responsabile di una grande azienda che fornisce apparecchi acustici conferma al telefono che lo specialista tende ad azzardare diagnosi catastrofiche, a prediligere amplificazioni eccessive e operare in età sempre più precoce.
<<Non è Dio>>, dice, <<e il bambino sta rischiando il trauma acustico>>.
Denuncio su un settimanale la fretta e la leggerezza con la quale sei stato dichiarato idoneo all’impianto cocleare.
Non sei sordo profondo ma, dopo un intervento, nessuno potrebbe più dimostrarlo.
Ecco in quale realtà siamo precipitati.
Durante il soggiorno a Ginevra intuisco l’approccio di alcuni specialisti svizzeri ai problemi di udito: <<Solo In Italia vi ostinate a far parlare i sordi>>, commenta una dottoressa”.
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